Eccoci ad un nuovo appuntamento con il Salottino Artistico presso la Pasticceria 300 diGiuseppe Zamparo-Savian. La serata di discussione artistica avrà ospite l’artista, scrittrice ed attrice di teatro Patrizia Marcato. L’incontro è a cura diFabiola Grollo e sarà moderato da Nicola Salvemini.
Non avevo mai visto prima un’opera del genere. Una maglia di lana, multicolore, realizzata a uncinetto o a maglia, e quindi a mano, che avvolge un pezzo di tronco o di ramo di un albero.
Autrice di questa sorprendente realizzazione è Patrizia Marcato. Come appassionato di arte sono molteplici gli stimoli che ricevo osservando questo intervento. Ho subito cercato di trovare i “precedenti”, le vicinanze o, addirittura, le provenienze di quanto realizza Patrizia da altri movimenti artistici. Mi è sembrata un’esperienza ben piantata nel secolo scorso e il fatto stesso che l’ho istintivamente chiamata “esperienza” mi rimanda agli Happenings dei primi anni sessanta, alle prime azioni di Allan Kaprov e di altri artisti come Lucas Samaras e Jim Dine, oppure alle collaborazioni tra John Cage e Robert Rauschenber. Gli eventi che questi artisti proponevano erano spesso una interazione di varie espressioni come pittura, danza, musica, nel tentativo di uscire dal confine dell’opera d’arte tradizionale e di aprire il linguaggio artistico alla realtà, di confrontarsi con essa. La derivazione di questi interventi dalle esperienze teatrali dell’autrice, mi pare evidente, non mi sorprende quindi che Patrizia Marcato abbia trovato in questa forma di happening una propria cifra espressiva.
Questo desiderio/aspirazione di arrivare e coinvolgere il pubblico, di scardinare le regole dell’arte, di mettere in discussione la figura dell’artista che non produce più “oggetti”, come nell’espressionismo astratto dove il gesto, per quanto travolgente, produceva ancora “oggetti”, ma eventi. Tutti questi richiami mi portano a riconoscere nell’opera di Patrizia altre influenze come l’esperienza Fluxus, sempre anni Sessanta, dove l’apertura verso i materiali e verso il pubblico è totale, oppure la Land art di Michael Heizere Robert Smithson che si confronta con i luoghi naturali, cercando un rapporto più stretto con l’ambiente. E ancora non si può non pensare alle esperienze dell’Arte Povera dove fondamentale è “l’incontro” senza mediazioni con il mondo e indispensabile diventa l’interazione con lo spettatore.
Sono moltissimi gli stimoli e i rimandi artistici che si possono fare, per esempio Christo, con i suoi “imballaggi” che modificano oggetti, natura e la realtà, oppure le installazioni ambientali di Giuliano Mauri e le sue cattedrali vegetali. Ma gli interventi di Patrizia sono più protettivi: una maglia colorata fatta a mano dall’artista viene avvolta su un tronco, viene fatta indossare dall’albero con un intento di protezione, di amore, di tenerezza. La parte “estetica” è rilevantissima, tutti i colori della maglia creano sensazioni positive, gioia e voglia di incontrarsi.
Parlando con l’autrice ho scoperto che queste modalità espressive hanno una precisa definizione, parliamo infatti di “Yarn Bombing”,o “Urban knitting” , movimento fondato da, Magda Sayeg in Texas nel 2005. Resta comunque impossibile “intrappolare” lo Yarn Bombing in una definizione artistica, se ne sono sprecate molte: urban art, street art, graffitismo, ma risultano tutte parziali. In Italia vi sono state analoghe esperienze importanti di questo linguaggio artistico, basta fare una rapida incursione in rete e si incontrano le esperienze di Pistoia, Genova e Cesenatico.
Mi auguro che anche Patrizia Marcato possa in un prossimo futuro riuscire ad organizzare un “happening” capace di coinvolgere interi settori di città, soprattutto quelle parti delle nostre periferie abbandonate, tristi e deprimenti che molto avrebbero bisogno di colori e della forza innovatrice che l’arte può donare.
Luca Parisato – Ed. Il Prato